Lo stemma dell’Arcivescovo Roberto Carboni presenta gli ornamenti esterni caratteristici dello stemma di un Arcivescovo Metropolita: i venti fiocchi verdi pendenti ai due lati dello scudo, la croce arcivescovile ed il pallio.Tale croce detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica la dignità arcivescovile: infatti nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi.
All’interno dello scudo, nella parte superiore, si trova il cosiddetto “capo di san Francesco” che tradizionalmente contraddistingue i membri della famiglia francescana.
Nella sezione sinistra i carboni ardenti, oltre che rendere lo stemma “parlante”, cioè uno stemma che reca al suo interno un simbolo o una figura che allude in modo esplicito al nome o al cognome, vogliono significare l’ardore della carità, la necessità di dare luce e calore purificanti attraverso il ministero che il Vescovo assume. Si fa riferimento anche al Libro del Profeta Isaia (Is 6,6) dove si menziona il serafino alato che purifica, con un carbone fiammeggiante, le labbra di colui che deve essere inviato.
Nella sezione destra i monti, qui rappresentati in foggia araldica, richiamano l’area montuosa del Montiferru, zona di origine di Mons. Carboni, affacciata sul mare di Sardegna, simboleggiato dalle onde argentee, che bagna la costa centro-occidentale dell’isola. La stella che appare a fianco dei monti è la Stella maris che si riferisce ad uno dei tanti titoli assegnati a Maria, la nostra Madre Celeste; questa definizione mariana, cara alle genti di mare, è ricordata nelle parole di san Bernardo di Chiaravalle che nel XII secolo scrisse: «Se i venti della tentazione crescono, se sei spinto contro gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, invoca Maria!”.